Addio LuAngel

Oggi mi è giunta la triste notizia che LuAngel non è più fra noi: ci ha lasciati, diventando a tutti gli effetti un Angelo.
Peculiari i modi e i tempi per i quali lo sono venuto a sapere. Al rientro dalle ferie, in una fase di nostalgia degli anni 2007-2008.
In quegli anni non esistevano, o comunque non erano ancora di uso comune, i social network, e bazzicavo la comunity legami.org, nella vana speranza di poter realizzare le mie inclinazioni di sub, sperimentando nel reale ciò che fino ad allora era stata pura fantasia covata nell’intimo.
Non realizzai mai nulla, ma ebbi modo di scambiare opinioni, avere contatti ed esplorare almeno virtualmente quel mondo: fu così che presi una cotta per LuAngel, dedicandoLe un racconto che la vedeva protagonista di una mia fantasia e ammirando le foto che di tanto in tanto decideva di donarci.
Ben presto però mi annoiai di quella community, e mi disiscrissi, forse anche per un senso di colpa verso la mia sessualità, che mi portava a volermi umiliare e degradare per provare piacere. Mi iscrissi di nuovo, e dopo poco, deluso, mi cancellai nuovamente; e fu così per più di una volta, in diverse fasi della mia vita da studente. Ma ogni volta c’era un punto saldo: la mia devozione a LuAngel.
Come avrei potuto, timido e squattrinato quale ero, anche solo sperare di avere il benché minimo contatto con Lei? Col senno del poi, non fossi stato così chiuso e non avessi avuto il fardello della sofferenza che covavo dentro, della quale ero ancora inconsapevole, avrei potuto partecipare ad eventi, incontrare persone e muovere i primi passi in quel mondo. Chi può dirlo?
Finirono gli anni dell’Università, entrai nel mondo del lavoro, ebbi anche una storia d’amore: tutto ciò mi allontanò in parte dal vivere virtualmente il BDSM. Dimenticai LuAngel. Nel 2012 pubblicai sul Sire del Loto Bianco il racconto che Le avevo dedicato, e fu allora che ricomparve! Breve contatto, poi di nuovo oblio.
Non ricordo, ahimè, quand’è che ebbimo l’ultimo contatto, ma fu con buona probabilità sul finire del 2015, sempre su Legami e sotto un altro nickname: Lei si ricordò con piacere il racconto che le avevo dedicato.
Qualche settimana fa, ricordando con nostalgia quei bei tempi, mi sono iscritto nuovamente a Legami. Ho chiesto di LuAngel, e allora la notizia.
Incredulo, desolato, ancora più scosso da quei pensieri e quei ricordi. Come è successo? Avrà sofferto?
Ho recuperato il suo vecchio blog, e riletto alcuni dei suoi racconti e delle sue avventure: chissà se, mentre le viveva e le scriveva, avrebbe mai pensato che la sua vita si sarebbe spenta così presto? Una vita sicuramente intensa, vissuta appieno.
Quanto sarebbe stato bello conoscerti all’epoca, Angelica!

Dedicato a Luangel

Ho appena finito di prepararti la colazione. Sono in piedi, con un vassoio in mano, davanti alla porta della camera. Ti sei appena risvegliata da una notte passata con il tuo uomo.

Entro timidamente scostando la porta: so che non posso guardare il tuo volto, se non me lo concedi. Un rapido sguardo al tuo uomo, nudo, steso sul letto, che mi fissa con aria inespressiva; poi abbasso lo sguardo sul pavimento, e cammino lentamente per venire da te. L’unica cosa che il mio sguardo riesce ad intercettare sono i tuoi stivali neri, i tuoi splendidi stivali, conserti a terra, ed improvvisamente ho un principio di erezione. E’ una vera tortura: il mio sguardo è attratto magneticamente dal tuo corpo, dal tuo volto, devo reprimere a forza questa frenesia. Percepisco soltanto il tuo sguardo severo, ma sereno.

Mi inginocchio accanto al letto, con il vassoio in mano, rivolto verso di te. Vedo la tua candida mano afferrare una fetta biscottata con marmellata, le tue dita la cingono e la porgono al tuo uomo. Vi sento parlare, ridere, rilassarvi, mi sento imbarazzato per la situazione. Tu, con freschezza e spontaneità, continui a consumare la colazione che con devozione ti ho preparato: sorseggi il caffè, di tanto in tanto ti avvicini a lui, e lo baci (posso capirlo dal fruscio delle coperte e dallo schiocco quasi impercettibile).

Attimi interminabili di silenzio: sento il profumo della tua camera, della tua pelle, che mi inebria. Di tanto in tanto la tua mano fa capolino sul vassoio, e ad ogni suo movimento il mio cuore ha un sussulto. Posso vedere le tue unghie, il tuo smalto che riluce, l’eccitazione sale come un vulcano. Sento il bruciore dei graffi che ieri le tue unghie mi hanno lasciato sulla schiena, riaccendersi come una candela: il suo calore si mescola al turbamento.

Hai preparato una prova per me, una prova difficile. La sto per scoprire. La tua mano sfiora la mia guancia, avvolge il mio mento: sento la morbidezza della tua pelle, il dolce solletico che le unghie producono. Sollevi la mia testa, e la rivolgi a te. Il tuo sguardo angelico, i tuoi occhi penetranti, la tua bocca velata di un sorriso, emergono dalla cornice dei tuoi soffici capelli. Finalmente la sete che mi aveva arso fino ad ora si placa attingendo alla sorgente del tuo volto, il volto della mia padrona.

Basta. Ora indirizzi il mio sguardo al membro del tuo uomo, turgido. Inizi a masturbarlo: vedo la tua mano palpeggiarlo, carezzarlo, percorrerlo, divorarlo, mentre pulsa e freme del piacere che gli stai donando. Il tuo uomo geme, mentre con l’altra mano percorri il suo petto, e le tue unghie, come spighe d’oro, ondeggiano su di esso. Un’esplosione di piacere, un grido, un’eruzione improvvisa travolge la tua mano. Raccogli il frutto del suo piacere, mentre la tua mano si ricopre lentamente; la fai scivolare diverse volte sul seme, le muovi sensualmente, per raccogliere tutto quel nettare versato in Tuo onore. Mi sento esplodere, la mia temperatura sale senza controllo.

Mi porgi la tua mano, la sbandieri davanti al mio viso.

Fremo, tremo. Di emozione, di eccitazione, di paura, di rabbia.

Sento l’odore penetrante e sgradevole dello sperma pervadere il mio naso. Tu non dici nulla, continuando a mostrarmi la facile vittoria della tua battaglia.

Poi le tue labbra, con delicatezza e decisone, pronunciano l’ordine aspettato e temuto, un tono di voce sommesso, lieve: “Pulisci!”

Luangel 2Avvicino la mia bocca: un conato e un senso di disgusto mi assale, sto per disobbedire. Al mio interno una battaglia. Basta concentrarmi sulle tue dita, sulla forma della tua mano che tanta goduria sa donare, sulle unghie rilucenti di un ambra acceso. L’ammutinamento delle mie pulsioni è sedato. La mia passa sul dorso della tua mano, e scivola rapidamente sul mignolo, raccogliendo la densa coperta che lo avvolge. Un sapore pastoso e acre invade la bocca. Sono di nuovo alle prese con i conati di vomito: non posso permettere che banali indisposizioni del mio corpo possano opporsi a Te, unica Dea e loro Padrona. La mia lingua ora raggiunge l’unghia, inizio a suggerla: proprio la dolce sensazione delle unghie che premono sulla mia lingua e sfiorano il palato vale a portare al trionfo la libidine.

Attimi interminabili. Poi, di colpo, il tempo accelera: ora lecco il palmo, scivolo sulle vene, mi inoltro fra le dita. La tua mano si scioglie nel tepore della mia bocca. Succhio come se fosse un capezzolo materno l’anello, fino a farlo splendere, come fosse nuovo: il freddo improvviso del metallo è come un tuono, che mi scuote nel profondo delle mie viscere.

Mi accarezzi sulla guancia, poi sui capelli: sento ogni mia tensione dissolversi, il mio corpo affondare nel mare di delizia che mi stai donando. Mi premi, perché ho saputo vincere la difficile prova alla quale hai voluto sottoporre il tuo fedele cucciolo. Sono nell’empireo, sono su un Olimpo di beatitudine, circondato da ninfe e zefiri.

Ma hai deciso di darmi più di quanto già sta appagando il mio sforzo. Hai deciso di portarmi al culmine della felicità. Mi stai per concedere un onore cui soltanto pochissimi uomini hanno potuto accedere. Il massimo che un fedele schiavo può ottenere dalla sua padrona.

Nuovamente, indirizzi su di te il mio sguardo, sorridendomi. Mi accorgo che anche il tuo uomo sta ridacchiando con te, ma la sua figura si dissolve improvvisamente alla vista delle tue labbra.

Rimango come paralizzato, a fissarti negli occhi. Poi la tua mano indica in basso. Sono confuso, sono in preda ad una vertigine. Percorro il tuo braccio, la tua mano, le tue gambe lisce, quasi scolpite da un Michelangelo. Fino ad arrivare ai tuoi magnifici piedini. Uno schiaffo mi incita ad agire, a vincere il mio timore. Mi avvicino tremolante, carponi, alle tue estremità.

Profumano di sapone, di crema, di cuoio. Di te.

Quell’odore mi inebria. Mi avvicino sempre più a quella sorgente miracolosa. Le mie labbra sfiorano le piccole dita, l’alluce, il dorso, poi la pianta, che emana un piacevole tepore, scaldandomi la guancia. I talloni, ammorbiditi dalle coperte. La cavità fra la pianta e le dita. Bacio innumerevoli volte quel Paradiso che si staglia di fronte ai miei occhi. Quante volte ho agognato quella meta! Quante volte la vista di quei gioielli mi ha dato la forza necessaria per esaudire i tuoi voleri. Ora sono qui, nella mia bocca. Nella mia anima. Divento un tutt’uno con loro, li avvolgo. Inizio a leccarli, assaporandoli. Il tempo si ferma, i battiti del cuore risuonano ovunque. Un dolce sapore di mare riecheggia nella mia bocca.

Mi faccio prendere dalla frenesia. Un tuo calcio sul viso mi riporta alla realtà. Mi porgi l’altro piede. Mentre lo lecco, rifletto su quel lieve dolore che l’impronta del piede ha lasciato sulla mia guancia. Mi ricorda che appartengo a Te, che la parte più aulica e regale di me deve chinarsi e assoggettarsi alla parte più umile e marginale di Te, del tuo corpo. Che solo Tu hai potere sul mio piacere. Sono vittima di un incantesimo, un Merlino intrappolato dalla sua Viviana, destinato a perdurare in eterno.

Nuovamente, un tuo calcio mi riporta alla realtà. Il tuo piede, poggiato sulla fronte, mi spinge via. Hai deciso che è abbastanza per me, che ho avuto anche troppo. Ti ringrazio, vorrei mostrarti la mia gratitudine, ma non troverei il modo. Bacio per l’ultima volta il tuo piede.

Ora le tue attenzioni rifuggono totalmente da me. Continui a intrattenere il tuo uomo, mentre io, liberatomi da ogni tensione, torno ai compiti che mi hai assegnato, con un entusiasmo incontenibile. Sarei pronto, per te, a sostenere le fatiche di Ercole. Scalerei per te l’Everest. Troveri la forza per esaudire qualsiasi tuo desiderio. Sei e sarai per sempre la mia Padrona.

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