Possesso – parte III

Piedi MM 01

Federica comunicò al suo schiavo che di lì a poco avrebbe dovuto seguirla assieme al suo ragazzo in una vacanza al mare di una settimana. Ovviamente sarebbe stato a sua completa disposizione per tutto il tempo. Dopo una prima fase di sgomento, Matteo accettò, non conscio di ciò che lo avrebbe aspettato.

Avevano preso un appartamento non distante dalla spiaggia, e sin da subito al ragazzo erano state completamente affidate le mansioni domestiche: mentre la padroncina era a divertirsi in spiaggia con Diego, Matteo era costretto ad occuparsi delle pulizie, di cucinare, fare la spesa, lavare i panni, oltre che ad avere una speciale cura per le scarpe della sua padrona. Ogni volta che tornavano dalla spiaggia, finalmente poteva occuparsi di lei, del suo corpo e soprattutto dei suoi piedini.

Benchè inizialmente Diego fosse infastidito della presenza di Matteo, in seguito si abituò all’idea che la sua ragazza avesse uno schiavo personale. Lui non interferiva mai nei rapporti fra i due, e al massimo si divertiva a schernire il povero Matteo, che non poteva far altro che subire: ciò faceva divertire anche Federica, che assieme al suo ragazzo lo vessava ed umiliava verbalmente. Oltre tutto Federica era solita schiaffeggiare e prendere a calci lo schiavo, spesso per puro divertimento.

Già dopo il primo giorno, a Matteo fu ordinato di stare nudo in casa e di camminare a quattro zampe, e , per aumentare ulteriormente l’umiliazione, quando la padrona era in casa gli applicava un guinzaglio.

Una umiliazione particolarmente cocente per lo schiavo fu quella di dovere sistematicamente togliere la sabbia dai piedi della sua padrona ogni volta che rientrava dalla spiaggia: all’inizio, causa l’evidente difficoltà manifestata dal povero ragazzo, la padrona gli concesse di non ingoiare la sabbia, ma di potersi sciacquare la bocca dentro una bacinella deposta ai suoi piedi; ma in seguito dovette imparare ad ingoiare la sabbia. “Pulisci bene, tesoro, forza, ihihihi”, diceva, agitando le dita dei piedini: “Dai, che questo è il tuo pranzo, ahahahah”, diceva, mentre lo schiavo assaporava il gusto di quei bellissimi piedi bruniti dal sole, che sapevano di salsedine, crema, con un retrogusto amarognolo, e che emanavano un piacevole calore. Poi Federica sollevava la suola del piede e controllava che fosse ben pulita: se fosse rimasto anche un granello di sabbia, lo avrebbe colpito con uno schiaffo. Un giorno arrivò un ordine che lasciò Mateo perplesso e contrariato: “Bravo cicci, ora lecca anche le sue scarpe!”, disse Federica, indicando le ciabatte di Diego; vinta la sua riluttanza con un ceffone sulla bocca, lo schiavo si accinse a leccarle, mentre Diego rideva, lo copriva di vessazioni e, incitato dalla sua ragazza, lo colpiva con dei calci: “Colpiscilo sulle palle, ahahaha”, e così fu, mentre il ragazzo mugolava dal dolore, cercando di continuare a leccare le scarpe.

I primi giorni Diego era rimasto passivo, ma ora si era fatto trascinare da Federica nei suoi giochi perversi. D’altra parte, Matteo si riempiva di tristezza e frustrazione quando, nello svolgere i suoi compiti, i due amoreggiavano sul divano; Federica l’aveva notato, e per accrescere la sofferenza dello schiavetto talvolta gli ordinava di accucciarsi ai loro piedi e di osservarli mentre si baciavano (e mentre lo colpiva con dei calcetti o lo provocava con delle carezze). Ogni tanto Diego era vinto dalla gelosia (soprattutto quando la padrona ordinava allo schiavo di massaggiarla sui glutei o sulle parti intime) e colpiva Matteo con pugni e calci, che doveva ricevere senza nemmeno difendersi, mentre Federica osservava divertita e rideva, almeno fin quando Diego non avesse esagerato, in qual caso lo avrebbe fatto calmare. Anche perché, essendo Matteo sempre nudo, ogni sua eccitazione era sotto gli occhi sia di Federica che di Diego.

La schiavitù verso la bella Federica diventava ogni giorno più difficile da portare avanti. Quando i due facevano sesso, Matteo poteva facilmente udire, dalla camera accanto, i mugolii di piacere della sua padrona e la foga da cui si faceva prendere il ragazzo. Alla fine Federica riuscì a convincere Diego ad assecondarla nelle degradazioni che avrebbe inflitto nei giorni successivi al suo schiavetto: dopo tutto, nessuno dei due aveva pudore nel fare qualsivoglia azione davanti agli occhi dello schiavo, ormai ridotto alla stregua di un animale domestico. Così Federica iniziò col masturbare Diego davanti agli occhi di Matteo, che doveva assistere accucciato a poca distanza da quel membro grosso e pulsante: “Mmmm, guarda che bel cazzo che ha il mio amore, altro che quel cosino là in mezzo”, disse Fede, premendo col piede sui testicoli dello schiavo. “Ti piacerebbe che lo facessi anche a te, vero? Guarda che belle manine che ho, ihihihi…”, diceva, mentre Diego emette va dei gemiti di piacere sempre più forti per far arrovellare ulteriormente lo schiavo. Quando Federica capì che il ragazzo stava per venire, prese la testa dello schiavo e la avvicinò di forza al suo pene, mentre lui cercava con tutte le forze di allontanarsi e implorava pietà. Diego venne copiosamente sul viso dello schiavo, che serrò d’istinto la bocca e gli occhi, mentre la ragazza scoppiò in una fragorosa risata: “Guarda che schifoso, si eccita anche con questo! Che lurido verme..”, disse Diego, quasi disgustato, allontanandolo con il piede. Poi Federica raccolse lo sperma con la mano, e costrinse lo schiavo, riluttante, ad ingoiarlo: “Dai tesoro, non fare i complimenti, lecca, avanti! AVANTI!”, urlò la padrona, colpendolo con un ceffone. Diego, sempre più disgustato, si rivolse alla ragazza: “Dai amore, ti prego, ma che schifo!”, al che lei rispose con una risata e uno sguardo ammiccante: morale della favola, lo schiavo fu costretto ad ingoiare lo sperma dal sapore acre e salato del ragazzo. Poi Federica gli sussurrò all’orecchio: “Abituati tesoro, ti farò diventare una vera troia, ahahahah”.

 

Il resto della serata lo trascorsero a guardare la tv sul divano, con i piedi poggiati su un basso tavolino, con a poca distanza la faccia dello schiavo, costretto a stare immobile ad annusare le estremità dei suoi padroni. Di tanto in tanto riceveva calci da entrambi, che si divertivano a schernirlo: “Beccati tutta la puzza! Senti che profumino? Annusa più forte, ahahahaha”. Passò così più di un’ora. Poi i due si recarono in camera da letto, e stavolta dovette seguirli anche Matteo, che fu fatto inginocchiare al lato del letto. Dopo essersi spogliati, lei mise a Diego il preservativo, si mise a gambe divaricate e lui iniziò a penetrarla furiosamente. Dovette assistere impassibile al rapporto sessuale, mentre il ragazzo si rivolgeva lui dicendo: “Guarda come me la sbatto, tu col cazzo che la vedrai mai…”. Quando il rapporto terminò e i due erano esausti, continuarono a coccolarsi per un po’, finchè alla fine lei tolse il preservativo dal membro del suo compagno, e, assunta un’aria beffarda, guardò Matteo (che già temeva per la sua triste sorte), si avvicinò a lui carponi e fece dondolare il preservativo davanti alla sua faccia: “Guarda che bello! Adesso te lo faccio assaggiare anche a te, guarda come sono gentile, ihihihi”, disse, infilando il preservativo nella sua bocca: “senti il sapore della mia fichetta, tesoro, ti piace, eh, succhia bene tutto!”, disse, mentre lo schiavo leccava avidamente gli umori della pardoncina depositati sul profilattico, “succhia troia, dai, più forte!”; alla fine Federica rigirò il profilattico, lo spremette nella bocca spalancata di Matteo, che ricevette una colata di sperma denso e maleodorante. Ebbe conati di vomito, ma alla fine inghiottì con uno sforzo estremo: “Buono, non è vero? Che sapore ha, tesoro?”, “Buono, padrona”, disse disperato, mentre lei rideva divertita.

Altre innumerevoli volte nel corso della vacanza dovette ingoiare lo sperma frutto del piacere dei due: delle volte Federica, dopo aver praticato fellatio al proprio compagno, sputava lo sperma succhiato, direttamente nella bocca dello schiavo. Un’altra volta eseguì un footjob a Diego e, dopo che questi aveva inondato del suo sperma i delicati e splendidi piedini, costrinse lo schiavo a ripulirli, dal dorso fino alle suole. L’umiliazione raggiunse le stelle quando, dopo aver praticato un rapporto sessuale con Diego, Federica si fece ripulire la passera e l’ano colanti di sperma. Matteo sentiva che quanto più l’umiliazione e la vergogna crescevano, tanto più aumentava la sua eccitazione: non avrebbe potuto più fare a meno di servire la sua padrona, qualsiasi cosa essa avrebbe voluto. Era un oggetto nelle sue mani.

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